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Archive for smartmob

Performing Media su La Treccani

Ecco il testo del lemma Performing Media scritto per l‘Enciclopedia Italiana Treccani (Scienza e Tecnica- doppio volume su Informatica) nell’ambito della sessione Culture Digitali.

Con (>) vengono indicate le voci correlate.PMedia1

Performing media è una nuova definizione per un campo di ricerca che trova origine nell’ambito delle culture digitali (>), dell’arte interattiva (>), della cyberperformance(>) e ancora prima del teatro di ricerca affinato ai media, ma riguarda sempre più la condizione antropologica data dallo sviluppo delle tecnologie abilitanti, di per sé performanti. I nuovi media interattivi, mobili e personalizzati, determinano un nuovo rapporto uomo-macchina, sempre più simbiotico, reso fluido dalla semplicità d’uso e dalla sollecitazione percettiva e sensoriale delle soluzioni evolute dell’interaction design (>) dove l’interfaccia aptica (>) con un gesto, esplicita un’estensione del corpo. Le tecnologie interattive diventano così performanti in via direttamente proporzionale alla performance delle nostre azioni. Questo sta creando un nuovo paradigma per ciò che definiamo cultura: il rapporto tra uomo e mondo non è solo mediato da tecnologie ma comporta un’integrazione sensibile. Secondo il principio delle psico-tecnologie (>), ne stiamo incorporando alcune qualità, di cui indichiamo le tre principali: l’ipertestualità sta riqualificando i processi cognitivi, emancipati dalla meccanicità lineare e logico-conseguenziale; l’interattività sta reinventando le condizioni della prossemica; la connettività sta potenziando la natura delle relazioni sociali.PMedia2

Ciò che viene definito performing media (termine coniato da Carlo Infante nel 2001 per l’istituzione di una serie di cattedre universitarie a contratto) riguarda la nuova progettazione culturale attraverso le proprietà dei nuovi media interattivi, ipertestuali e connettivi. Per quanto questo sia inscritto in un percorso che trova le proprie radici nelle diverse culture dell’avanguardia, non è più ancorato alla sperimentazione dei nuovi linguaggi, come quella che è stata espressa dai movimenti creativi del Novecento (dall’happening del Fluxus alla psicogeografia del Situazionismo) e in particolare dall’interazione tra scena e nuovi media, come il videoteatro (>) e le cyberperformance(>). Questa progettazione possibile rilancia il potenziale delle culture digitali, nella scommessa antropologica in corso, per cui si fa urgente l’invenzione di nuove forme di relazione sociale e di modelli di sviluppo sostenibili ed evoluti al contempo. Esprimere la performatività dei media interattivi comporta una nuova performatività sociale, nella progettazione di eventi e piattaforme cross-media per l’interazione tra reti e territorio. Gli ambiti, in cui trova luogo la progettazione di questi format innovativi, sono quelli che si orientano verso il design pubblico e l’urban experience (> a cui fa riferimento anche il lemma Smart City) con azioni come le smart mob (>) e il social tagging (>) basato sull’uso di geoblog (>), come quello realizzato per le Olimpiadi di Torino2006, di mobtag (> anche su Treccani/Neologismi) e di instant blogging.scienzatecnica

 

La crisi della democrazia rappresentativa (da performing media 1.1. Politica e poetica delle reti)

Ecco un estratto del mio ultimo libro (scritto nel 2005 e pubblicato nel marzo 2006) performing media 1.1. Politica e poetica delle reti.

E’ il passaggio che ha come titolo La crisi della democrazia rappresentativa. Un punto cardine, connesso alla prefazione di Beppe Grillo che coinvolsi allora per via dell’importanza strategica dei meet up, sostanziale infrastruttura partecipativa che, lievitando silenzioso nell’arco degli anni, ha determinato lo “tsunami intelligente” (per usare le parole della prefazione scritta da Grillo nel gennaio 2006. Già allora…).

Internet va considerato come un ambiente in cui i rapporti sociali di cui è intessuta stanno modellando l’ambiente stesso. La Rete non può essere considerata solo come uno strumento di comunicazione. E’ anzi il contesto ideale in cui ridefinire il concetto di comunicazione, superando il conflitto tra oralità e scrittura e creando altre condizioni, come quelle ipertestuali e interattive, basate sulla produzione diretta e non solo sul consumo d’informazione.

E’ qui che è possibile intravedere una via d’uscita allo stallo in cui la società di massa si sta cacciando, iniziando proprio dall’epicentro della sua crisi terminale: il mass-media televisivo ormai insostenibile nella sua chiassosa autoreferenzialità.

Per quanto possa essere malinconico ammetterlo, va detto che i luoghi del dibattito politico sono sempre meno i parlamenti e i partiti. La loro funzione sembra assolta dai salotti televisivi, allestiti come teatrini di una politica ridotta ad un canovaccio di commedia dell’arte di maniera, con le solite maschere.

La partita sembra essere giocata solo dai gruppi editoriali che tendono a spartirsi consensi e profitti tra i diversi media e le loro concessionarie pubblicitarie.

Ma sappiamo che così non può andare avanti a lungo.

Senza essere troppo ottimisti intravediamo la soluzione d’emancipazione da questa palude nell’insorgere di azioni virtuose, che non è così improprio definire lobbistiche (nel senso migliore del termine), attraverso cui prendono forma delle opinioni che nella Rete, con i blog in primo luogo, si fanno sentire. Rompendo lo stallo. Non è solo un atto di principio ma si tratta, come direbbe Manuel Castells, di “ricchezza informazionale”: quella capace di fare da volano allo sviluppo di un sistema economico e sociale innovativo, che creda nel sistema a rete.

C’è una “classe creativa”, come la definisce Richard Florida, che sta lavorando da anni in Internet per rendere possibile un concetto altrimenti astratto come Società della Conoscenza, creando una catena del valore che vede coinvolti cittadini, imprese e attività istituzionali d’ampio respiro.

E’ un dato che sta dimostrando come le classi sociali, centrate sul modello produttivo industriale, stiano svanendo, disintegrandosi nella vaghezza della società terziaria dei servizi e nella frammentarietà dell’individualismo di un lavoro atipico in cui fervono il precariato e una flessibilità senza scrupoli.

Forse non è neanche il caso d’usare il temine “classe”, visto che questa condizione sociale emergente vive nella molteplicità molecolare: le innumerevoli molecole di una società disseminata nell’indeterminatezza professionale, in cui i ruoli non stanno fermi, stampati come una volta nel quadro “molare” della società classista basata sul patto tra capitale e lavoro. I ruoli si rinegoziano, amplificando il valore della sperimentazione sull’asse competenza-conoscenza, nella ricerca di nuove risposte alle necessità di ambientamento sociale.

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L’intervento al raduno nazionale di LIBERA

salva con Nome: Smart Mob e Videomapping

su L’Unità del 12 e del 19 maggio 2011

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