inicio mail me! sindicaci;ón

Su Left in edicola: Il web al popolo

E’ appena uscito sul settimanale Left (in edicola fino al 4 gennaio 2008).

Il web al popolo
Sempre più politica dai cittadini e lo sbarco dei social network sui telefonini. Il futuro della Rete è dietro l’angolo. E siamo noi stessi


Una delle buone regole acquisite nella gestione delle informazioni è cercare “il futuro” in ciò che sta accadendo, senza divinazioni. Ci sostiene una frase dello scrittore che ha lanciato la letteratura cyberpunk, Wiliam Gibson: «il futuro è già qui, è solo mal distribuito». Trattare di ciò che caratterizzerà il web nel 2008 comporta, infatti, andare a cogliere gli aspetti che sono già in divenire, interpretando i segnali già in atto. Prima di tutto quello che passa sotto lo slogan di web 2.0, ovvero il rilancio della Rete grazie alla partecipazione degli utenti. Sono proprio i cosiddetti user generated content (i contenuti generati dagli utenti) a fare la differenza, a sancire un dato semplice e scardinante allo stesso tempo: la rete siamo noi. È in questa dinamica partecipativa che è possibile vedere con ottimismo lo sviluppo tecnologico del web emancipandolo dalla mera logica tecnocratica del mercato, orientandolo verso la dimensione sociale.

left211207.jpg

 

 

In questo senso è opportuno interpretare il fenomeno del social networking, su cui si sono orientati i maggiori investimenti come qualcosa su cui è possibile far accadere qualcosa che declini quel “social” in qualcosa di veramente sociale, orientato cioè verso nuove forme di auto-organizzazione. Un esempio sono i Meet up, la molteplicità di forum interconnessi al blog di Beppe Grillo, che hanno reso esplicita la potenzialità della Rete nel tradursi in azione politica. Ciò che è ancora più emblematico è il concetto di social networking territoriale che in diverse realtà s’iniziano a sperimentare, progettando piattaforme attraverso cui condividere le iniziative delle associazioni culturali, i gruppi d’acquisto solidale attenti alla filiera corta delle colture biologiche o le azioni di cittadinanza attiva (come in Piemonte con Acmos e Libera-Associazione nomi e numeri contro le mafie). Nel frattempo, negli Stati Uniti, in vista delle Presidenziali del 2008, il social networking tracima in politica, connotando la campagna elettorale con inedite conversazioni bidirezionali (sostenute in particolar modo da Barack Obama) relativizzando la comunicazione unidirezionale della propaganda politica tradizionale. C’è poi chi parla già di Web 3.0 (formuletta che tende però a svalutare l’intero gioco dei neologismi, utili nell’usare parole nuove per eventi nuovi) ma non è altro che il rilancio del cosiddetto web semantico, molto ragionevole perché tende a risistemare il grande flusso indistinto del blogging e dei social network ma che dopotutto è già ben attuato dalle diverse pratiche di social tagging, inteso come straordinaria pratica di condivisione delle parole chiave (tag). Molto più pertinente rispetto a questa nostra ricognizione sulle applicazioni web che avranno più successo nel 2008 è certamente quella che riguarda l’estensione verso la telefonia mobile, in cui si stanno diffondendo a macchia d’olio i social network, basati su photo e video sharing. Si parla già di tariffe flat per poter accedere a YouTube e ad altri videoblog predisposti dalle tante telecom. Ma il colpo vero sarà dato dal lancio della rete Hsupa (High speed uplink packet access), che offrirà una banda larga ottimale per l’upload (attraverso cui pubblicare on line i propri video) e sancire così il lancio del web 2.0 via mobile.

Il 2008 è poi l’anno delle Olimpiadi in Cina e già si sente il clangore dei firewall antipirateria, dando sfogo al business della sicurezza informatica. Le “sentinelle” del Websense Security Labs, annunciano che le Olimpiadi di Pechino raggiungeranno un picco altissimo di attacchi online e sostengono che proprio le dinamiche partecipative del web 2.0 si riveleranno come le maglie larghe attraverso cui si registreranno le intrusioni. È opportuno a questo punto affermare che non è tanto l’hackerismo a rappresentare l’insidia ma la paranoia del controllo totale. Non c’è dubbio, la battaglia politica si estende sempre più nel web. È questa la vera novità del 2008. Non resta che stare all’erta, stare dentro le cose, per fare in modo che la rete possa diventare uno spazio pubblico.

carloi said,

dicembre 22, 2007 @ 18:26

Il web al popolo

Sempre più politica dai cittadini e lo sbarco dei social network sui telefonini. Il futuro della Rete è dietro l’angolo. E siamo noi stessi

Una delle buone regole acquisite nella gestione delle informazioni è cercare “il futuro” in ciò che sta accadendo, senza divinazioni. Ci sostiene una frase dello scrittore che ha lanciato la letteratura cyberpunk, Wiliam Gibson: «il futuro è già qui, è solo mal distribuito». Trattare di ciò che caratterizzerà il web nel 2008 comporta, infatti, andare a cogliere gli aspetti che sono già in divenire, interpretando i segnali già in atto. Prima di tutto quello che passa sotto lo slogan di web 2.0, ovvero il rilancio della Rete grazie alla partecipazione degli utenti. Sono proprio i cosiddetti user generated content (i contenuti generati dagli utenti) a fare la differenza, a sancire un dato semplice e scardinante allo stesso tempo: la rete siamo noi. È in questa dinamica partecipativa che è possibile vedere con ottimismo lo sviluppo tecnologico del web emancipandolo dalla mera logica tecnocratica del mercato, orientandolo verso la dimensione sociale. In questo senso è opportuno interpretare il fenomeno del social networking, su cui si sono orientati i maggiori investimenti come qualcosa su cui è possibile far accadere qualcosa che declini quel “social” in qualcosa di veramente sociale, orientato cioè verso nuove forme di auto-organizzazione. Un esempio sono i Meet up, la molteplicità di forum interconnessi al blog di Beppe Grillo, che hanno reso esplicita la potenzialità della Rete nel tradursi in azione politica. Ciò che è ancora più emblematico è il concetto di social networking territoriale che in diverse realtà s’iniziano a sperimentare, progettando piattaforme attraverso cui condividere le iniziative delle associazioni culturali, i gruppi d’acquisto solidale attenti alla filiera corta delle colture biologiche o le azioni di cittadinanza attiva (come in Piemonte con Acmos e Libera-Associazione nomi e numeri contro le mafie). Nel frattempo, negli Stati Uniti, in vista delle Presidenziali del 2008, il social networking tracima in politica, connotando la campagna elettorale con inedite conversazioni bidirezionali (sostenute in particolar modo da Barack Obama) relativizzando la comunicazione unidirezionale della propaganda politica tradizionale. C’è poi chi parla già di Web 3.0 (formuletta che tende però a svalutare l’intero gioco dei neologismi, utili nell’usare parole nuove per eventi nuovi) ma non è altro che il rilancio del cosiddetto web semantico, molto ragionevole perché tende a risistemare il grande flusso indistinto del blogging e dei social network ma che dopotutto è già ben attuato dalle diverse pratiche di social tagging, inteso come straordinaria pratica di condivisione delle parole chiave (tag). Molto più pertinente rispetto a questa nostra ricognizione sulle applicazioni web che avranno più successo nel 2008 è certamente quella che riguarda l’estensione verso la telefonia mobile, in cui si stanno diffondendo a macchia d’olio i social network, basati su photo e video sharing. Si parla già di tariffe flat per poter accedere a YouTube e ad altri videoblog predisposti dalle tante telecom. Ma il colpo vero sarà dato dal lancio della rete Hsupa (High speed uplink packet access), che offrirà una banda larga ottimale per l’upload (attraverso cui pubblicare on line i propri video) e sancire così il lancio del web 2.0 via mobile.
Il 2008 è poi l’anno delle Olimpiadi in Cina e già si sente il clangore dei firewall antipirateria, dando sfogo al business della sicurezza informatica. Le “sentinelle” del Websense Security Labs, annunciano che le Olimpiadi di Pechino raggiungeranno un picco altissimo di attacchi online e sostengono che proprio le dinamiche partecipative del web 2.0 si riveleranno come le maglie larghe attraverso cui si registreranno le intrusioni. È opportuno a questo punto affermare che non è tanto l’hackerismo a rappresentare l’insidia ma la paranoia del controllo totale. Non c’è dubbio, la battaglia politica si estende sempre più nel web. È questa la vera novità del 2008. Non resta che stare all’erta, stare dentro le cose, per fare in modo che la rete possa diventare uno spazio pubblico.

carloi said,

dicembre 29, 2007 @ 16:59

Web 2.0 08
Il futuro della rete? Siamo noi.

Alla manifestazione della “nuova sinistra” del 20 ottobre c’era uno striscione che recitava “il futuro è già qui, è solo mal distribuito”. E’ la rivisitazione di una frase dello scrittore che ha lanciato la letteratura cyberpunk, Wiliam Gibson. In quel grande corteo era lo striscione di Net Left (www.net-left.org ), un gruppo di lavoro che si sta occupando della “Rete per l’innovazione e la comunicazione” di Sinistra Europea. Uno slogan che fa riflettere su quanto sia centrale la questione della conoscenza e delle pari opportunità d’accesso alle risorse informative all’interno della battaglia politica nella Società dell’Informazione.
Dovrebbe essere evidente quanto questa strategia progettuale sia decisiva per la definizione di una nuova forma della politica oggi. Eppure nell’Assemblea della Sinistra e degli Ecologisti dell’8 dicembre, è mancato un momento preciso di riflessione su come fare delle reti, il web in particolare, un ambito di comunicazione realmente sociale. In particolare, all’interno del workshop su “Cultura,Ricerca e Conoscenza” che avrebbe dovuto focalizzare la questione si è quasi omesso (ad eccezione di pochissimi interventi) di trattare della rivoluzione digitale e di come stia ridefinendo i sistemi di trasmissione delle conoscenze e della produzione culturale. E’ sconfortante vedere come gran parte degli intellettuali della sinistra snobbino questioni così cruciali, solo perché sfuggono da ciò verso cui si sentono inadeguati. Senza umiltà, senza intelligenza politica e poetica. Il tempo gioca a sfavore (la deriva dei continenti della politica rappresentativa è incalzante) e non si può più perdere tempo e senso. E’ patetico assistere ancora all’autoreferenzialità di chi s’arrocca narcisticamente su ciò che già sa, senza proiettarsi in avanti. Senza accettare la scommessa antropologica in atto, con la rivoluzione digitale che condiziona l’evoluzione dei linguaggi e dei comportamenti, senza rendersi conto quanto tutto questo sia inscritto nella nostra vita.
Non si può lasciare lo sviluppo della Società dell’Informazione in mano alle tecnocrazie e alle grandi corporate del software e dell’editoria cross-mediale. Si snobba la “tecnologia” che se fosse qualcosa per addetti ai lavori tecnologici, ignorando che di fatto scandisce sempre più le dinamiche sociali e, ciò che è più urgente, condiziona l’immaginario di nuove generazioni che stanno crescendo da sole.
E’ un errore lasciare solo ai liberisti la preoccupazione per la scarsa competitività internazionale del nostro Paese, sappiamo che riguarda il problema strutturale dell’Innovazione. Ma sia chiaro: non è solo questione d’Innovazione tecnologica ma di come questa s’innerva ai modelli educativi (va ripensata una didattica che sappia interpretare le dinamiche cooperative della rete, risolvendo il gap dell’istruzionismo), in quelli economici (promuovendo ad esempio le vocazioni di alcuni distretti, mettendo in rete le peculiarità di alcuni territori), in quelli sociali e culturali (sostenendo le nuove forme di auto-organizzazione e creatività sociale capaci di valorizzare i nostri straordinari beni culturali e ambientali).
Si tratta, insomma, di attuare quella Società dell’Informazione che non crea ancora mercato solo perché non ha sotto un sistema sociale capace d’interpretarla. Se nella Società Industriale era chiaro dove fosse la catena del valore, per via della trasformazione da materie a merci, attraverso il patto ( e il conflitto) tra capitale e lavoro, oggi ci s’interroga (per chi sa quanto tempo…speriamo di non andare in malora prima…) dove sia quella catena del valore. E’ negli spot televisivi? No, quel sistema pervasivo che ha caratterizzato la Società dei consumi di massa è al lumicino. In molte nazioni l’intero sistema del marketing sta già migrando verso il web. Questo è l’indicatore di come si stiano riposizionando gli assetti economici, perciò è importate riflettere sulla nuova fase di Internet e di come vi stiano convergendo le politiche che segnano le dinamiche del cambiamento.
In questo senso è fondamentale iniziare a considerare la Rete come il nuovo spazio pubblico, dove intervenire per tempo, per preservare il bene comune, fondato cioè sulla redistribuzione delle risorse informative, non solo ricchezza materiale ma opportunità e conoscenza. In poche parole “futuro”.
Perché questo accada bisogna tirare su le antenne, monitorare gli scenari in atto, a partire da ciò che caratterizzerà il web nel prossimo 2008. Si tratta di far questo iniziando ad andare a cogliere gli aspetti che sono già in divenire, interpretando i segnali già attuati.
Prima di tutto quello che passa sotto lo slogan di web 2.0, ovvero il rilancio della rete delle reti grazie alla partecipazione degli utenti. Sono proprio i cosiddetti user generated content (i contenuti generati dagli utenti) a fare la differenza, a sancire un dato semplice e scardinante allo stesso tempo: la rete siamo noi. E’ in questa dinamica partecipativa che è possibile vedere, con l’ottimismo della volontà, lo sviluppo tecnologico del web emancipandolo dalla mera logica tecnocratica del mercato, orientandolo verso la dimensione sociale.
In questo senso è opportuno interpretare il grande fenomeno del social networking, su cui si sono orientati i maggiori investimenti (vedi My Space comprata da Murdoch per 580 milioni di dollari e You Tube per più di un miliardo e mezzo da Google) come qualcosa su cui è possibile far accadere qualcosa che declini quel “social” in qualcosa di veramente sociale, orientato cioè verso nuove forme di auto-organizzazione.
Un esempio cardine è quello dei Meet up, la molteplicità di forum interconnessi al blog di Beppe Grillo, che hanno reso esplicita la potenzialità della rete, nel tradursi in azione politica (si, politica, chi ha detto che a farla debbano essere solo i partiti?), raccogliendo centinaia di migliaia di firme, per denunciare la presenza in Parlamento di decine dì inquisiti, in poche settimane.
Ciò che è ancora più emblematico è il concetto di social networking territoriale che in diverse realtà s’iniziano a sperimentare, progettando piattaforme attraverso cui condividere le iniziative delle associazioni culturali, i gruppi d’acquisto solidale attenti alla filiera corta delle colture biologiche o le azioni di cittadinanza attiva (come in Piemonte con Acmos e Libera-Associazione nomi e numeri contro le mafie).
Nel frattempo, negli Stati Uniti, in vista delle Presidenziali del 2008, il social networking tracima in politica, connotando la campagna elettorale con inedite conversazioni bidirezionali (sostenute in particolar modo da Barack Obama) relativizzando la comunicazione unidirezionale della propaganda politica tradizionale.
La maggior parte dell’accesso arriva, dalle rampe di MySpace, YouTube, Flickr e Facebook (su cui s’è buttata anche Microsoft comprandone, per 240 milioni di dollari, solo l’1,6%). E’ l’intero sistema del marketing che sta cambiando rotta e punta gli occhi anche su LinkedIn (di cui s’attende la quotazione in borsa) che molti prevedono come la piattaforma con maggiori probabilità di successo sul fronte del business networking.
Il 2008 è poi l’anno delle Olimpiadi in Cina e già si sente il clangore dei firewall antipirateria, dando sfogo al business della sicurezza informatica. Le “sentinelle” del Websense Security Labs, annunciano che le Olimpiadi di Pechino raggiungeranno un picco altissimo di attacchi on line e sostengono che proprio le dimaniche partecipative del web 2.0 si riveleranno come le maglie larghe attraverso cui si registreranno le intrusioni.
E’ opportuno a questo punto affermare che non è tanto l’hackerismo a rappresentare l’insidia ma la paranoia del controllo totale. Non c’è dubbio, la battaglia politica si estende sempre più nel web. E’ questa la vera novità del 2008. Non resta che stare all’erta, stare dentro le cose, per fare in modo che la rete possa diventare uno spazio pubblico. E’ questo il significato di quello slogan semplice ma strategico che risuona come una vecchia canzone (che di fatto evoca): la rete siamo noi.

Carlo Infante
carlo@performingmedia.org

carloi said,

dicembre 29, 2007 @ 17:58

http://www.autogestiti.org/?q=node/38

RSS feed for comments on this post · TrackBack URI

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment.